Nel presentare l’antologia, il curatore stesso,
il poeta Giuseppe Vetromile, previene le perplessità di chi avrebbe da ridire
su un’antologia di “genere”, e, immedesimandosi nel lavoro di assemblaggio
compiuto, scrive, come portavoce delle autrici: “Ifigenia siamo noi, siamo
ancora tutte noi, donne madri sorelle mogli figlie compagne. Siamo noi che
lottiamo per la nostra libertà e per i nostri diritti, in qualunque tempo della
storia e in qualunque luogo della terra. Siamo noi, che con il nostro ‘sacrificio’
trasformiamo e riformiamo continuamente e coraggiosamente la civiltà e la
storia”. Il testo che dà il titolo alla raccolta è di Federica Giordano:
“Scegli Ifigenia, / scegli in questo tempo di non morire. / Scegli e conserva
il neo sul viso, / scavalca la vicenda” (p. 35). Nel ventaglio di proposte e di
stili differenti di autrici di varia provenienza (accanto alle italiane,
autrici da Germania, Russia, Albania, Portogallo, in originale e in
traduzione), non tutti i testi recuperano il riferimento mitologico, o
tematizzano la “condizione femminile”. Tutti i versi, però, sono “parola di
donna”. Lucianna Argentino chiama in causa Persefone: “Assicurami il talento di
Persefone / tu, mia ragione scoscesa a picco / sull’ubiquità di cui mi fai
capace”; Gatana Aufiero ricorda il dolore delle madri per i figli strappati
loro da regimi e guerre (dall’Argentina a Gaza); Victoria Artamonova indirizza
dalla Russia una lettera a Petrarca a firma Laura (“Sto giocando a nascondino
con il destino”); Floriana Coppola declina una serie di madri “metaforiche”:
“madre di cartapesta e oro”, “madre di mandorlo acerbo” ecc.; Ulrike Draesner
elenca gesti quotidiani: “pulire passare l’aspirapolvere asciugare il moccio il
ginocchio sbucciato / accarezzare la pancia per addormentarsi o quando fa
male”; Anila Hanxhari identifica la donna con la terra: “il mio corpo nel tuo
corpo tumefazione”, come Giovanna Iorio: “è di pietra il paese dove sono nata /
vengo da un respiro di pietra”; Amalia Leo: “Guerriera indomita, / cavalco
tempeste, / controvento, / a risalire correnti fragorose di Silenzi”; Ketti
Martino, invece, nell’in fieri della
vita, annota: ”Sono nell’imperfezione, / nel vuoto permanente che dissecca. /
Sono nelle mancanze e nell’azzardo / e nello sguardo striato di un rubino”; Vera
Mocella eterna l’adolescenza come sospensione dell’anima; Rita Pacilio getta
uno sguardo sull’orrore noi prossimo: “Così trapela la vanità e la marea a
Lampedusa / i mulatti dalla bocca a ventosa / costano poco, si imbarcano
nell’agonia / graffiata…”. Per Vanina Zaccaria invece la Terra Sacrificio è di nuovo quella dell’antica Grecia: “Atene è
l’inizio e la fine”; nelle creazioni umane cerca rifugio Regina Célia Pereira
da Silva: “Ci uniscono la poesia e l’arte / Ma non oso pensarti / Nel tuo
intimo ego”. Chiudono la pattuglia Anna Tumanova (“Io butto le parole al
vento”) e Monika Rink (“È tutto qui il senso e basta”). Bella la veste
editoriale con copertina di Eliana Petrizzi.
Enzo Rega
AA.VV., Ifigenia siamo noi. Antologia poetica a cura di Giuseppe Vetromile,
Scuderi Editrice, Avellino 2014, pp. 93, € 12,50.
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